
Nuovo sito: come mantenere il posizionamento SEO? Guida alla perfetta migrazione SEO
Nuovo sito: come mantenere il posizionamento SEO? Guida alla perfetta migrazione SEO
Stai per lanciare il nuovo sito aziendale ma temi di perdere il posizionamento SEO ottenuto in anni di lavoro?
Niente paura: questa guida alla migrazione SEO perfetta è quello che fa al caso tuo!
1. PRE-MIGRAZIONE SEO – L’INVENTARIO DEL PROGETTO
2. MIGRAZIONE SEO VERA E PROPRIA – LA MESSA ONLINE
3. POST MIGRAZIONE SEO E CONTROLLO
Guarda il video o continua a leggere l’articolo!
Spesso sottovalutati all’interno di progetti SEO amatoriali, i link hanno in realtà un’importanza fondamentale nel posizionamento di un sito web.
Ma se da un lato questo fattore è molto importante per la SEO, dall’altro la sua comprensione tecnica non è immediata e molto spesso i relativi codici di stato vengono del tutto ignorati.
Per questo i clienti quasi sempre si chiedono: come faccio ad osservare lo stato di salute dei miei link?
Perché sono così importanti per la SEO?
Un piccolo cenno storico: quando Larry Page e Sergey Brin fondarono Google a fine anni ’90, i link erano praticamente l’unico fattore di posizionamento esistente.
Da studenti universitari quali erano, infatti, Page e Brin presero il concetto di nota bibliografica (proprio del mondo accademico) e lo trasferirono all’interno del loro motore di ricerca, che considerava appunto i link come una citazione da un sito a un altro o tra le pagine di uno stesso sito.
Molta strada è stata fatta da allora, ma se da un lato i segreti di Google sono tutt’oggi noti solo ai loro fondatori, qualsiasi SEO specialist non esiterebbe a confermarvelo: i link ricoprono ancora un ruolo fondamentale come fattore di posizionamento.
1. PRE-MIGRAZIONE SEO – L’INVENTARIO DEL PROGETTO
La premigrazione è una sorta di inventario generale del progetto SEO.
Come un vero catalogatore, dovrete passare in rassegna tutti gli elementi che rendono un sito ben ottimizzato, prendere nota di cosa va bene e cosa va male e porre rimedio se necessario.
Titoli, metadescrizioni, parole chiave per cui sono attualmente posizionate le pagine del sito sono tutti esempi validi. Ma fate anche un’analisi tecnica con ScreamingFrog e controllate i vecchi redirect: se proprio non riuscite a recuperarli tutti, personalizzate la pagina di errore 404 offrendo ai visitatori link interni verso pagine più interessanti del vostro sito.
2. MIGRAZIONE SEO VERA E PROPRIA – LA MESSA ONLINE
Fatta con cura e attenzione questa prima fase, potete procedere alla seconda: la migrazione vera e propria con la messa online del sito.
Per prima cosa occorre migrare tutti gli script di tracciamento verso il nuovo sito: Google Analytics, Tag Manager e altro ancora sono elementi fondamentali per le performance SEO del nuovo sito web.
Dimenticate questo passaggio e perderete ogni funzionalità di tracciamento presente, passata e futura del vostro sito, costringendovi a “sparare nel mucchio” quando si tratta di profilazione utenti e in pratica minando alla base ogni speranza di successo di una qualsivoglia strategia web.
Ricordate inoltre di inserire i nuovi redirect nel file htaccess, e di generare una sitemap xml del nuovo sito da inviare tempestivamente a Google Search Console.
Certo potreste aspettare che il motore di ricerca faccia tutto da solo ma, credetemi, non vorrete che i crawler impieghino mesi a ritrovare il vostro sito web facendovi perdere posizioni su posizioni tra i risultati di ricerca.
Molto meglio agire autonomantente, anticipare i tempi e comunicare (subito) a Google la forma esatta del vostro nuovo sito web.
3. POST MIGRAZIONE SEO E CONTROLLO
Beh, se avete fatto con attenzione e dedizione tutti i passaggi a questo punto potete anche spegnere il computer e dormire sonni tranquilli no?
Lo avrete già intuito, ma la risposta è: no di certo.
La migrazione di un sito web è pur sempre un processo delicato in cui mille cose potrebbero andare storte, e anche se avete fatto un ottimo lavoro quasi da agenzia SEO, resta vostro scrupoloso dovere sedervi sulla sedia e osservare.
Tenete d’occhio l’andamento delle visite, il posizionamento per parole chiave e il processo di indicizzazione. Fate un controllo manuale dei redirect e verificate personalmente che funzionino: anche il più piccolo errore di sintassi potrebbe pregiudicarne il funzionamento, causando di conseguenza una perdita di traffico.
Che, ne siamo sicuri, vorrete sicuramente evitare.
CONCLUSIONI – GOOGLE E LE SUE BIZZE
Prevenire è meglio che curare, e se nelle prime settimane doveste notare oscillazioni di rilievo pur non rilevando particolari errori potete stare tranquilli: Google ama fare la primadonna.
Come ogni ecosistema delicato infatti è particolarmente sensibile ai cambiamenti e non lesina capricci se ritiene necessario farli.
Ma potete stare davvero sereni: se avete fatto un buon lavoro, entro qualche settimana la situazione tornerà alla normalità e le performance del vostro sito cresceranno anche più di prima.
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